Il sistema Pixar di Christian Uva
Ed. Il Mulino 2017

Devo ammettere che l’acquisto di questo libro è stato quasi impulsivo, non riuscendo a trovare recensioni o estratti che potessero disperdere alcune mie perplessità su di un titolo italiano dedicato alla genesi della grande industria californiana Pixar.

Il libro si presenta molto maneggevole, di dimensioni ridotte, facile da inserire in qualsiasi borsa per portarlo nella nostra quotidianità.
Le pagine risultano di grammatura molto bassa, lasciando intravedere il testo retrostante, ma considerata la natura descrittiva del contenuto, non lo considero un grosso problema, anzi, ne caratterizza il peso ridotto e la sua economicità.

Diciamo subito che il testo non è di natura tecnica, ma vuole descrivere la nascita della Pixar analizzandone il contesto storico e sociale che hanno motivato le aspettative imprenditoriali e produttive dei vari soggetti coinvolti direttamente ed indirettamente alla nascita del brand.

La lettura è abbastanza scorrevole, soprattutto nella prima metà del libro, con alcuni interessanti collegamenti semantici fra l’estetica grafica, utilizzata nelle produzioni Pixar, ed una ideologia all’immaginazione culturale che animava gli animi in quell’epoca, con ” […] una visione dello zeitgeist mito-politico e mito-poetico”.
L’idea che una scelta tecnica, un algoritmo o una determinata risoluzione grafica, possa essere ricondotta o collegata in qualche modo ad un tentativo di provocazione immaginaria subordinandola al fotorealismo, mi ha affascinato, consentendomi una visione olistica di una rappresentatività digitale misurata.

Devo ammettere però che la seconda metà è stata portata a termine con fatica, forse perché troppo concentrata sulla ricerca, a volte – a mio avviso – forzata, di connotazioni identitarie fra le produzioni cinematografiche e le condizioni sociali che attraversavano quegli anni, pur riconoscendo all’autore il merito di conservare la natura argomentativa e analitica nello scritto.

Tentando di esprimere un giudizio complessivo, reputerei il libro come un interessante tentativo di sintonizzare la nascita e le scelte tecnologiche di una delle più straordinaria industrie cinematografiche di tutti i tempi, all’interno di un progetto culturale espressione di un preciso contesto identitario e sociale, che ne ha – per quanto afferma l’autore – caratterizzato fortemente le sue connotazioni iconiche.