BIM

iTwin.js, il Digital Twin opensource

Negli ultimi anni, con lo sviluppo e l’applicazione sempre più diffusa della metodologia BIM e, più in generale, delle tecniche di progettazione parametrica e informativa, il termine digital twin è sempre più presente e incluso nelle politiche di sviluppo digitale, soprattutto in ambito ingegneristico.

Facciamo innanzitutto una brevissima premessa.
Con il termine digital twin, intendiamo una rappresentazione digitale di un elemento, un asset o un’opera, descritta nelle sue componenti formali e informative, con la caratteristica di consentire l’aggiornamento continuo dei suoi attributi.
Come è facile intuire, quindi, una delle proprietà fondamentali di un gemello digitale è proprio la sua capacità di essere aggiornato e interrogato nel tempo, possibilmente da remoto.
Proprio questa sua scalabilità temporale suggerisce un approccio possibilmente basato su architetture opensource, in modo da essere svincolato da policy commerciali che possono, nel tempo, limitare o rallentare la sua fruizione.

Per questa ragione, si stanno diffondendo sempre più soluzioni opensource che offrono ambienti informativi fruibili su piattaforme online, sia in ambito edile che civile.
In particolare, in quest’ultimo settore, il digital-twin si pone all’interno dei normali flussi operativi, offrendo potenzialità di interrogazione progettuali o informative direttamente in loco, durante la cantierizzazione o l’utilizzo dell’opera, anche tramite tecnologie di realtà aumentata o mixed.

iTwin.js

Nel contesto sopra descritto, si inserisce la libreria di cui voglio parlarvi oggi.
Si chiama iTwin.js, e comprende una serie di strumenti che consentono di creare la propria infrastruttura digitale per la gestione degli asset. Questi pacchetti, sviluppati in JavaScript (necessitano di supporto es2017) sono basati su tecnologie open tra cui SQLite, Node.js, NPM, WebGL, Electron, Docker, Kubernetes, e naturalmente HTML5 e CSS, consentendo quindi l’integrazione con le più comuni infrastrutture dati disponibili.

Il codice sorgente della libreria è ospitato su GitHub ed è distribuito sotto la licenza MIT.

Partendo da un rilievo fotogrammetrico o Lidar, ad esempio, è possibile utilizzare dei connectors gratuiti in grado di sincronizzare questi dati con i formati più utilizzati nel settore (ad esempio .dgn, .dwg, .rvt, .ifc, ecc.) riuscendo a diventare così un contenitore informativo fruibile da qualsiasi dispositivo.

In questo modo, il progettista può creare e personalizzare la propria infrastruttura digitale in modo da rispondere perfettamente alle proprie esigenze di controllo o interrogazione di cui necessita, adottando gli approcci di federazione che meglio discretizzano il proprio flusso lavorativo.

Con iTwin.js è possibile creare webapp, applicativi per desktop o per mobile che si interfacciano con il modello digitale ospitato all’interno della piattaforma iModelHub, da cui viene copiato ed interrogato tramite i servizi dedicati.

Le API disponibili sono qui elencate.

E’ possibile visionare un esempio di interfaccia web da questo link

Per approfondire: www.itwinjs.org/

Autodesk Educational: controllo centralizzato

In questi giorni molti utenti educational stanno ricevendo un’email in cui Autodesk annuncia una nuova modalità di registrazione e assegnazione delle licenze Educational.

Con questa nuova modalità, Autodesk permette ai Docenti di assegnare le licenze educational ai propri studenti in modo centralizzato. In questo modo, si potranno indicare un massimo di 125 nominativi che saranno automaticamente assegnati come educational student, accedendo immediatamente alle licenze disponibili per i software scelti.

In questo modo, l’accesso ai software educational diventa più facile e immediato, bypassando le procedure di verifica finora necessarie per dimostrare l’eleggibilità dello status educational.

Come funziona?

Il Docente (che dovrà essere già autenticato e riconosciuto come utente educational), dopo l’accesso alla propria pagina Autodesk Educational potrà scegliere se scaricare i software disponibili come singolo utente (per il proprio utilizzo nell’ambito educativo) o gestire l’assegnazione di una classe.
In quest’ultimo caso, avrà la possibilità di scegliere che tipologia di gestione vuole utilizzare, se tramite un server centralizzato di autenticazione o una più comune gestione per singolo utente, che permette a ciascun nominativo indicato di scaricare ed utilizzare sul proprio pc i programmi selezionati.

Ogni docente ha a sua disposizione 125 nominativi per ciascun software disponibile, che potrà indicare nella pagina apposita tramite i loro indirizzi email. Questi nominativi dovranno corrispondere a studenti (di età minima 13 anni), docenti o collaboratori scolastici (vedi pagina idoneità).

La funzionalità di questi abbonamenti sarà legata alla effettiva eleggibilità del docente che, come succedeva fino a poco tempo fa, deve essere rinnovata di anno in anno. E’ bene specificare, dunque, che se tale rinnovo viene interrotto o non rinnovato, tutti gli abbonamenti degli studenti associati verranno automaticamente disabilitati.

Considerato l’aggiornamento della procedura di autenticazione educational che Autodesk aveva avviato nel corso dell’anno precedente, che prevedeva una più attenta e accurata riconoscibilità dello status di studente/docente, è evidente che questa nuova procedura mira a facilitare la gestione in ambito educativo, consentendo un’attivazione centralizzata e veloce dei vari abbonamenti necessari a far lavorare una classe o un laboratorio.

Per approfondire:
condizioni per essere ammesso alle versioni educational
pagina Autodesk Educational

Nuovo Decreto n. 312 sul BIM

E’ stato da poco pubblicato un nuovo decreto che aggiorna il Decreto Baratono (D.M. 560/2017), testo di riferimento nazionale all’adozione della metodologia BIM per gli appalti pubblici.

In questo nuovo testo, si introducono alcune definizioni che vanno meglio a definire le modalità di adozione delle procedure BIM, andando anche a chiarire le modalità di premialità previste per incentivare l’adozione di questa nuova metodologia.

Nel D.M. 560/2017 veniva specificato che le stazioni appaltanti dovevano adempiere preliminarmente alle seguenti attività:

  • Adozione di un piano formativo per il proprio personale coinvolto nelle procedure
  • Adozione di un piano di acquisizione ed organizzazione dell’infrastruttura hardware/software necessaria per la gestione dei processi BIM
  • L’assunzione di un atto organizzativo in cui specificare i processi di monitoraggio e gestione delle varie fasi procedurali in tutte le sue specifiche applicative.

Nel nuovo Decreto viene alleggerito tale requisito allo scopo di incentivare l’adozione sperimentale del BIM nelle pubbliche amministrazioni, prevedendo tale possibilità anche se queste non hanno ancora adottato le condizioni di cui sopra, ma le abbiano previste in una programmazione.

Come sappiamo, l’adozione del BIM ha portato notevoli stravolgimenti all’interno di enti appaltanti e studi professionali, andando spesso a ridefinire dinamiche, procedure e competenze interne. Per agevolare tale processo di adeguamento ed in considerazione anche delle forti limitazioni che il COVID ha portato all’interno dell’intero mercato, il nuovo decreto definisce una riprogrammazione delle date di adozione come segue:

  • 1 gennaio 2022: per le opere di nuova costruzione ed interventi su costruzioni esistenti, fatta eccezione per le opere di ordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore a 15 milioni di euro;
  • 1 gennaio 2023: per le opere di nuova costruzione, ed interventi su costruzioni esistenti, fatta eccezione per le opere di ordinaria e straordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore alla soglia di cui all’articolo 35 del codice dei contratti pubblici;
  • 1 gennaio 2025: per le opere di nuova costruzione, ed interventi su costruzioni esistenti, fatta eccezione per le opere di ordinaria e straordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore a 1 milione di euro.

Come si nota, viene meno la soglia al di sotto del milione di euro, probabilmente in attesa di monitorare l’adozione di queste nuove procedure nel mercato e valutarne i processi attuati.

Un’altra modifica interessante introdotta dal D.M. 312/2021 riguarda la disponibilità del modello informativo dello stato di fatto,  che il Decreto precedente (art. 7) prevedeva dovesse essere incluso all’interno del capitolato informativo e che ora diventa facoltativo, liberando così l’onere di una digitalizzazione del patrimonio edilizio gestito dell’ente appaltante che poteva rallentare la sperimentazione e l’adozione delle nuove procedure.

Per incentivare l’adozione del BIM, questo nuovo decreto introduce anche la possibilità di prevedere delle premialità in fase di aggiudicazione di gara, andando ad identificare quelle offerte che consentano l’integrazione dei modelli all’interno dell’infrastruttura di gestione dell’ente o tali da agevolare la tracciabilità ed il monitoraggio del ciclo di vita dell’opera.

Per approfondire:

Decreto Ministeriale numero 312 del 02/08/2021
Articolo Ingenio-web

Immagine di copertina di Paul Wilkinson

Revit 2022 novità

Come ogni anno in questo periodo arriva la nuova release di Revit che anima gli utilizzatori nella speranza di trovare upgrade che superino i limiti di utilizzo del software di Authoring di casa Autodesk.
Dalle prime news, devo ammettere che quest’anno ci sono alcune interessanti novità che penso possano confortare la stragrande maggioranza dei professionisti BIM.
In attesa di poterle provare in prima persona, ho cercato qui di sintetizzarle, dando risalto a quelle che – ovviamente secondo le mie necessità – risultano le novità più interessanti.

Murature variabili

Iniziamo con quella a cui avevo riposto maggiore aspettative.
Finalmente Revit supporta le murature a stratigrafia variabile, per la modellazione dei paramenti fuori piombo.

Probabilmente, per chi come me utilizza Revit soprattuto in ambito HBIM, ritengo che questa sia la caratteristica di cui si sentiva maggiore necessità e che trovava ripiego in varie e discutibili strategie e workround.
Nella versione 2022 finalmente è possibile aggiungere ad un determinato strato del pacchetto murario la proprietà “variabile” (come succedeva già per i pavimenti e tetti) per compensare l’inclinazione del muro.


In questo modo è possibile, tramite le proprietà di tipo, impostare un’inclinazione indipendente di entrambe le facce della nostra muratura ed ottenere il nostro muro personalizzato.
L’inserimento degli inserti potrà essere allineato ad entrambe le facce.

Load Autodesk Family

Una funzione che si allinea ad altri software di modellazione parametrica è l’accesso migliorato alla libreria di famiglie caricabili che Autodesk ci offre. Al pulsante caratteristico che troviamo nella scheda INSERISCI da cui possiamo caricare i files .RFA, si aggiunge un pulsante che consente di accedere ad una finestra di selezione che ci consente di scorrere e ricercare in modo globale gli elementi che ci interessano, indipendentemente dalla “cartella” in cui risiedono, tramite una navigazione facilitata ed una ricerca testuale.

Integrazione con FormIt

L’integrazione con il software FormIt Pro è stata nativamente supportata in modo bidirezionale, consentendo di esportare una geometria da Revit all’interno del programma di concept, modificarla qui dentro e ritornare con una sorta di switch-back all’interno di Revit, ritrovando ovviamente le geometrie aggiornate ed i relativi materiali.
Altra possibilità che ci viene offerta nella nuova versione di Revit è il supporto del formato axm di FormIt nella finestra di inserimento CAD, supportando in tale operazione il riconoscimento dei materiali e di eventuali layers.
In quest’ultima features troviamo anche il supporto per il formato 3DM di Rhinoceros.

Resta ovviamente da valutare l’aspetto semantico che entrambe le procedure ci consentiranno di mantenere all’interno del nostro progetto BIM.

Condivisione web delle viste

Una caratteristica che si preannuncia molto utile in ambito operativo è la possibilità di condividere tramite il web delle viste 2D del nostro progetto, che potranno così essere automaticamente condivise ed utilizzate come base per delle revisioni da remoto.

Immaginate quindi di dover far revisionare una tavola del vostro progetto; anziché realizzare un PDF e inviarlo via email, con questa funzionalità potremmo caricare automaticamente la nostra vista su un cloud basato su Autodesk viewer e renderla visibile e commentabile dal nostro interlocutore.
Tali revisioni, saranno visualizzabili direttamente all’interno di Revit.

Abachi e computi

Nella parte di report analitico, Revit 2022 ha inserito il supporto della proprietà workset all’interno dei campi di computi e abachi, dandoci così la possibilità di filtrare i nostri report in base a queste proprietà.

Altre interessanti funzionalità che riguardano la reportistica aggiungono scalabilità e facilità di configurazione, agevolando la creazione degli abachi.

Per approfondire: https://blogs.autodesk.com/revit/2021/04/06/whats-new-in-revit-2022/

La Mixed Reality in cantiere

Sappiamo che la realtà virtuale in tutte le sue declinazioni (mixed e augmented) sta subendo un ennesimo rallentamento a causa dell’ancora prematuro sviluppo tecnologico dei dispositivi di fruizione.
Questi dispositivi risultano ancora costosi, ingombranti, poco performanti e non in grado ancora di azzerare gli effetti del cosiddetto motion sickness in un utilizzo continuativo.
Tali limitazioni hanno portato ad un forte rallentamento nello sviluppo di applicativi, soprattutto nella parte terminale della filiera AEC, quella che riguarda la posa in opera e la cantierizzazione.
Infatti, sebbene ormai assistiamo da diversi anni ad una maturazione nello sviluppo di ambienti di progettazione e fruizione immersiva (soprattutto in ambito VR), di fatto sono ancora rari i casi di utilizzo concreto da parte di imprese o gestori.
Come ho avuto modo di affrontare già nel mio podcast di qualche tempo fa (ascolta il podcast), ritengo che questo limite non permetta un reale utilizzo delle potenzialità che la realtà immersiva può offrire in ambito ingegneristico, relegando tali esperienze ad eventi espositivi o workflow paralleli di veste puramente sperimentale.

https://www.youtube.com/watch?v=e8zSWXAYeIU
VisualiLive Demo. Visualizzazione armatura virtuale in cantiere

In tale contesto, viene alla luce la notizia che Unity (famoso ambiente di sviluppo di gaming) ha acquisito la società VisualLive, azienda statunitense che ha diversi anni sviluppa applicazioni di augmented e mixed reality in ambito AEC con supporto dei dispositivi Microsoft HoloLens e mobile.
Questa azienda, si è concentrata sullo sviluppo di applicativi qr-code based che consentono la “sovrapposizione” di modelli ed informazioni a contesti reali tramite l’ancoraggio supportato da tecnologie di tracking e l’aggiornamento in tempo reale delle informazioni progettuali, che vengono così visualizzate dagli operatori e integrate tramite plugin all’interno di software come Revit e Navisworks.
Questa acquisizione non è l’unica in casa Unity che evidenzia la rotta intrapresa dall’ambiente di sviluppo, che mira a spostare il proprio bacino di utilizzatori verso la fascia di professionisti che vogliono integrare nel loro workflow esperienze interattive, immersive ed integrate.
Si può immaginare, ad esempio, la possibilità di inserire un modello BIM all’interno di uno spazio reale per valutarne la fattibilità o le interferenze con il costruito, agevolando la fase di lavorazione ai tecnici dotati di dispositivi AR/MR.

VisualLive demo


Queste integrazioni tra software, assieme allo sviluppo di nuovi dispositivi wearable più performanti, segnano in modo evidente la volontà di uno sviluppo simulativo che riesca a coprire tutti gli step di lavorazione di un progetto, dal concept alla cantierizzazione, dalla progettazione alla verifica.
Solo così si potrà arrivare all’ambita integrazione virtuale che le varie software house pubblicizzano ormai da diversi anni nei loro spot.
Non ci resta che attendere e…provare.

Per approfondire:
https://visuallive.com/
https://www.businesswire.com/news/home/20210309005858/en/Unity-Acquires-Augmented-Reality-Construction-Platform-VisualLive

Come modellare volte e cupole in Revit

Quando parliamo di modellazione di edifici storici in BIM, si genera sempre un po’ di preoccupazione per come modellare le irregolarità morfologiche che contraddistinguono gli stili degli edifici più antichi.
La modellazione BIM e più in generale la modellazione tridimensionale parametrica, impone delle rigidità costruttive che spesso non agevolano la geometrizzazione degli elementi costruttivi di edifici storici. A questo si aggiunge il difficile connubio tra livello di dettaglio geometrico (LOG) e la coerenza semantica indispensabile all’inserimento informativo nel modello.

Alcuni prediligono l’approccio che tende a riprodurre pedissequamente la forma degli elementi tramite l’utilizzo di componenti locali o di mesh ricavate da rilievi laser.
Questa modalità, però, pur consentendo maggiore espressività geometrica, esclude una serie di informazioni attribuibili invece agli elementi di sistema.
Entrando nello specifico, potremmo affermare che il metodo più “corretto” per la modellazione delle volte e delle cupole, dovrebbe prevedere l’utilizzo delle famiglie di sistema (pavimenti, muri, tetti) correttamente configurati anche tramite l’ausilio della loro stratigrafia.
Finché si tratta di volte semplici (come le volte a botte regolari) possiamo utilizzare lo strumento TETTO DA ESTRUSIONE, ma quando abbiamo a che fare con costruzioni più complesse ed articolate, allora ci possiamo scontrare con i limiti dei comandi di generazione offerti da Revit.
Una strategia per aggirare tali limitazioni può prevedere l’utilizzo delle masse locali.

All’interno di Revit le masse locali sono finalizzate prevalentemente allo studio concettuale e volumetrico del progetto, offrendo libertà nella creazione di tale forme e permettendo la conversione delle superfici in tetti, pavimenti e muri.
Sfruttando questa possibilità, possiamo importare come massa locale un file DWG contenente delle superfici 3D che riproducono le superfici delle volte o delle cupole che intendiamo modellare e successivamente, in Revit, associare a tali elementi dei pavimenti, muri o tetti.
Durante l’associazione di questi elementi, possiamo anche definire l’ubicazione rispetto alla superficie dell’intradosso o estradosso del pacchetto stratigrafico.

Per generare questo superfici 3D, possiamo utilizzare qualsiasi programma.
In questo caso, ho voluto individuare un flusso di lavoro partendo da Autocad, perchè software largamente conosciuto ed utilizzato in ambito AEC ed inoltre perché offre comandi CAD che consentono una facile integrazione delle geometrie generative.

Sono diversi i formati che Revit riconosce all’interno del processo di importazione in una massa locale: DWG, DXF, SAT, SKP, 3DM e DGN

Questo approccio, ovviamente, non è privo di limitazioni e criticità.
Ad esempio, stiamo attualmente conducendo delle sperimentazioni per trovare delle modalità di creazione funzionale per i rinfianchi delle volte o, ad esempio, per risolvere alcuni problemi di generazione dei tetti che Revit impone quando le geometrie risultano troppo complesse.

Non va dimenticato, che nell’approccio con metodologia BIM la geometria deve coniugarsi sempre alle necessità informative dettate dalla committenza o dalle finalità progettuali.

Per approfondire tale approccio, ho realizzato dei tutorial in cui costruisco alcune volte e cupole partendo da Autocad fino a Revit. (VEDI TUTORIAL SUL CANALE YOUTUBE )